Lettera aperta: “Dalla scuola dei colpevoli alla scuola che promuove responsabilità”
Dalla scuola dei colpevoli alla scuola che promuove responsabilità
Appello del Collegio Docenti dell’I.C. Scarpa di Milano
I tragici eventi di questi giorni hanno imposto a tutti noi docenti un’intima e seria riflessione; a tutti ma in particolar modo alle e agli insegnanti di scuola elementare. Sì, elementare, perché a noi piace chiamarla ancora così, perché in quell’aggettivo è racchiuso il senso più profondo del nostro lavoro. Alla scuola «elementare» i bambini acquisiscono tutti gli elementi su cui poggerà, nel futuro, la vita di ognuno di loro. La scuola elementare è il tempo e il luogo in cui il bambino deve poter imparare a fare da solo: impara, con la lettura, a leggere il mondo; impara, col far di conto, a misurarlo; impara a prendersi cura di sé e degli altri; impara come si fa a formarsi una propria idea e a sostenerla. A noi insegnanti spetta il delicato compito di accompagnarli in quest’intenso percorso che li condurrà un domani a essere donne e uomini autonomi e perciò liberi; lo facciamo ogni giorno consapevoli dell’enorme responsabilità e dei rischi che tutto ciò comporta, lo facciamo tutti al meglio delle singole capacità e nonostante tutto. Quel «nonostante», però, deve trovare un confine perché è inaccettabile che si possa morire nel luogo in cui l’unica preoccupazione dovrebbe essere quella di impegnarsi a diventare grandi.
Chi di competenza, in questi giorni e in futuro, sarà impegnato ad accertare le responsabilità ed è giusto che sia così, ma è proprio di responsabilità che dobbiamo parlare. Perché se quelle insegnanti, quella collaboratrice scolastica, quella dirigente sono responsabili, allora, diciamo la verità, l’intero mondo della scuola lo è. Quotidianamente, in ogni scuola italiana, ci sono bambini che da soli vanno al bagno, in biblioteca, a ritirare fotocopie, a prendere i gessetti, a recuperare un quaderno dimenticato, e lo fanno perché la scuola elementare è il luogo dove «imparo a fare da solo», ma se lo fanno senza che nessun adulto vigili su di loro, anche da lontano, allora la responsabilità è da attribuirsi solo e soltanto alla endemica riduzione di personale che nell’ultimo ventennio, almeno, ha visto ridotto drasticamente il personale ad opera dell’amministrazione statale e di quelle locali. Togliere la figura del medico scolastico (L.g 833/1978 con decorrenza dal 1º luglio 1980) ha significato negare ai bambini il diritto d’avere un intervento qualificato e professionale in caso di emergenza; tagliare il personale docente (L.g nr. 53 del 2003) ha significato negare ai bambini il diritto ad un intervento didattico mirato e individualizzato mentre imparano a fare da soli, così come tagliare il personale ATA (L.g 133 del 6 agosto 2008) ha negato ai bambini il diritto ad essere «sorvegliati» mentre vivono un luogo che esiste per loro. Obbligare i dirigenti scolastici ad assumere personale supplente solo dopo un certo numero di giorni d’assenza (CCNL 2006 – 2009 art. 28 C. 5) ha significato far vivere le scuole in perenne stato d’emergenza.
Tutte queste misure contribuiscono, ne siamo convinti, a far quadrare i conti delle amministrazioni pubbliche, ma lo fanno rosicchiando, di volta in volta, i diritti dei più indifesi.
Alla fine queste tristi vicende troveranno i loro responsabili, dopodiché ognuno tornerà a vivere la propria vita e il sipario calerà, perché, cinicamente, è così che avviene sempre.
Allora noi insegnanti ci assumiamo, fra le altre, anche questa responsabilità, quella cioè di tenere quel sipario alzato e i riflettori ben puntati sul problema. Da troppi anni in Italia non si investe il necessario sulla scuola: il personale manca, gli edifici sono fatiscenti e pericolosi e sempre più spesso si chiede al personale in servizio di ovviare a queste mancanze, assottigliando sempre più i confini del possibile. ESIGIAMO che chi ha scelto di amministrare la «cosa pubblica» si assuma la responsabilità di mettere il mondo della scuola nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio dovere prima di chiedergli conto dell’imponderabile. È un atto di correttezza e di giustizia. Non lo faremo con atti eclatanti, scendendo in piazza urlando slogan o incrociando le braccia perché certi accadimenti meritano il rispetto del silenzio. RIVENDICHEREMO quest’esigenza ogni giorno accogliendo i nostri alunni con un sorriso, guidandoli nel loro diventare grandi, non andando a fare la pipì per non lasciarli soli, sostituendo i colleghi assenti, perché questo meritano i nostri bambini, LASCIANDO alla coscienza di chi è tenuto a legiferare in questo paese la responsabilità di decidere quanto vale la sicurezza e la vita dei nostri figli.
Milano 18/11/2019
In allegato la lettera in pdf sottoscritta dagli insegnanti dell’Istituto comprensivo Scarpa di Milano.
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